GIANFRANCO PILO

Gianfranco Pilo

 

Gioco della carta – travolgente

Licita – spudorata

Presenza al tavolo – debordante

Simpatia – evitabile

 

Gioca a bridge come un altro gioca a “zacca e poni” e a gavettoni. Vale a dire con un trasporto talvolta eccessivo. Prima praticava con un certo successo, dice lui, lo scopone, non quello scientifico, quell’altro. Ha carattere frizzante, estroverso, brullanu, in gioventù è stato un bell’uomo, e pensa ancora di esserlo, così pensiamo anche noi e per non avere discussioni glielo concediamo, altrimenti ti racconta qualche aneddoto di suppporto , che sembra inventato.

Si è interessato al bridge dopo aver sentito che il suo amico Mario Musu, che lo ha preceduto in questa passione, si era fatto dopo appena solo appena un paio di mesi la Stayman, la Josephine, la Gerber e fantasticava di una donna di cuori, e di un’altra secca. Sentiva parlare della facilità della due su uno e dell’appoggio a salto come di eventi normalissimi e si è deciso a provarci anche lui. Se c’era riuscito Mario perché non tentarci anche lui e sfruttare le tante occasioni che quel gioco sembrava offrire? Infatti ancora adesso, quando gli chiedono “La Stayman la fa?” risponde sempre “Almeno fosse. Me la farei volentieri” e vi racconta di una volta che ci è andato vicino. Gli altri pensano che scherzi, ma su questi argomenti è serissimo e se gli chiedete se la fa integrale, vi fa anche vedere dei video sul cellulare.

Al tavolo gioca con l’atteggiamento di un grande pokerista, non perché sia imperscrutabile, ma perché non si capisce osservandolo se abbia cattive carte o buone, non ha infatti cali d’umore e si capisce unicamente soltanto che il bridge è per lui un passatempo che lo diverte, anche se non si spiegano i meccanismi di questo rapporto che consideriamo fiduciario. In effetti, l’ho capito vedendolo in azione, non sai mai veramente se ha carte brutte o buone, soprattutto non lo fa capire neanche al suo compagno, tanto che sono convinto che non lo sappia neanche lui. Anche Boassa, chiamato spesso dai suoi avversari dichiara di non capirci niente, e infatti in molti casi ricorrono a un consulto con William. In casi estremi si ricorre a Maria Grazia, che chiede lumi a Serafino, che raramente li accende perché consumano.

Gianfranco è fatalista, almeno così sembra, e accetta di buon grado i colpi dell’avversa sfortuna, non si oppone a essa come quell’altro, essendo ormai mitridatizzato alle ultime posizioni.

Ogni tanto gli va bene e si piazza nei primi posti, suscitando lo sdegno di qualcuno che non lo vede di buon occhio, disorienta gli intenditori del gioco, ma l’evento viene sempre apprezzato da Boassa perché tutti i principianti si sentono autorizzati a pensare di potere trovare spazio anche loro prima o poi e che il gioco non sia poi così difficile come lo fa apparire un Angelino Attene che lo spoetizza e quindi li spoetizza.

 

Prossimo appuntamento con...

SERGIO BIGGIO

   
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